Arrivano a Prato le mamme della "Terra dei fuochi"

27.09.2015 23:33

PRATO. Le mamme dalla "Terra dei fuochi" arrivano a Prato da Caivano (Napoli) per festeggiare la fine dell'anno scolastico insieme all'associazione Libera e raccontare la loro esperienza. L'appuntamento è per sabato 6 giugno alla chiesa di San Bartolomeo in piazza Mercatale con don Marco Natali.      

Marzia Caccioppoli - Anna Magri (Ass. Noi Genitori di tutti)

Così gli organizzatori dell'incontro raccontano la difficile esperienza di chi vive nelle terre inquinate dallo smaltimento illegale di rifiuti.

"Sono mamme e babbi normali. Come ce ne sono tanti. Come lo siamo in tanti. Che hanno deciso di mettere su casa insieme. Magari grazie ad un lavoro che può dare qualche certezza. Dopo tanti sacrifici fatti insieme. Con la prospettiva, sicuramente, di doverne fare tanti altri ancora. Magari provando, poi, a cercare un "nido", una casa, fuori dal caos cittadino di una metropoli, non più a misura di famiglia. In una campagna che sembra incontaminata che offre l'occasione, guardando intorno, di far riposare lo sguardo. Ed una volta trovata, questa casa, riempita di tante cose, ecco che arriva il dono più grande per una giovane coppia che vuole "costruire" il frutto del proprio messaggio d'amore per il mondo. E poi, quella sana intimità che rende l'esistenze che vivono in quella casa, un corpo unico. Con le gioie, le preoccupazioni, le difficoltà che toccano a tutti. Com'è normale che sia, coscienti che la vita non è una telenovela di grande successo. Succede, poi un giorno, di vedere, lungo la strada di casa, qualche cumulo di rifiuti che brucia, qualche camion puzzolente in giro, qualche cisterna anonima entrare in un recinto agricolo. E poi, mentre passano sereni gli anni, mentre scorre il tempo, succede che quel figlio, quella bambina, appaiono stanchi, quei volti pallidi. Quella vivacità, dei primi anni di vita, pare affievolirsi. Troppo. E così il babbo e la mamma cominciano a preoccuparsi, a chiedersi il perché, a cercare una spiegazione. Iniziano a cercare il medico che aiuti. Che rassicuri che faccia rientrare la vita familiare lungo il suo corso. Ma gli esami, i consulti, i ricoveri sembrano andare tutti verso una direzione. Verso un abisso buio, senza speranza. I risultati sono chiari, senza appello. Parlano di leucemie, di neuroblastoma, di epatocalcinoma, di osteosarcoma, di globlastoma intrinseco tronco encefalico. Parole incomprensibili che fanno paura. Che cambiano di colpo l'esistenza che tolgono il respiro. Che lasciano poca speranza. Ma non la rassegnazione ad arrendersi, mentre quel figlio e quella figlia, perdono forza e vitalità ogni giorno che passa. Inizia un "calvario" indicibile, fatto di viaggi della speranza, di tante belle persone che aiutano e comprendono e probabilmente di qualche approfittatore delle disgrazie altrui. Un "calvario" pieno di notti in bianco, di lacrime nascoste, di sofferenze indicibili, mentre il destino si accanisce, sempre di più, sul "frutto" più bello di quel babbo e di quella mamma. Ed in quelle sale d'aspetto d'ospedale, nel parlare, con altri genitori, arrivano, nella condivisone di speranza e dolore, le prime conferme a quei perché rimasti fino ad allora senza risposta. A quelle cause che colpiscono delle vite così giovani. Di quegli angeli. Cause a volte attribuite al destino, a volte alla genetica ma che invece hanno colpevoli ben più concreti. Sono i camorristi, i mafiosi ogni genere, sono i proprietari di quelle terre, sono i collusi, i politici mestieranti di ogni genere. Ma sono anche i distratti, gli indifferenti, gli increduli. Coloro che di quei rifiuti, si sono liberati, risparmiando qualche denaro al bilancio della fabbrichetta  del ricco Nord, ma probabilmente, anche della nostra indaffarata Prato".

 

Si perché le colpe sono equamente distribuite.

Si perché quegli oltre 400000 ( quattrocentomila ) camion carichi di rifiuti, di polveri, di morchia, di reflui contaminati, di avanzi di vernici, di amianto, di scarti di lavorazioni del manifatturiero "avanzato" , non hanno attraversato il Paese senza che avessero un nome, una destinazione, un documento di trasporto.

Sono arrivati al  loro traguardo  seguendo un disegno ben chiaro e definito:

 generare un profitto indegno a persone ed aziende che vogliono considerarsi "pulite".

Perfettamente rispettose delle leggi.

Anche se quelle leggi vengono aggirate per mezzo di qualche distinto "colletto bianco" pronto a "comprare" chi si vuol vendere al prezzo della vergogna.

Dal funzionario di Stato, al chimico di laboratorio, al proprietario del terreno, al boss di turno.

 

Adesso questi babbi e queste mamme sono impegnati in nuovo "compito" che li vede occupati quotidianamente a testimoniare, a "raccontare" con tante storie di vita quotidiana, quello

che avremmo  dovuto impedire, quello che avremmo dovuto comprendere.

A tutti noi, ora, nell'ascoltare, nel partecipare all'incontro nel quale interverranno, sabato 6 giugno, a Prato, anche il dovere di farci portatori convinti della parola di questi genitori.

05 giugno 2015